EVENTO GT Art Photo Agency
LA CRITICA
Giusy Tigano
Curatrice
Testo introduttivo alla mostra-evento
e all'opera editoriale "Romanzo italiano"
Poesia in prosa
Un momento molto familiare nella vita come nell'immaginario di ciascuno di noi si propone con un linguaggio intenso in modo originale, illuminante e a tratti provocatorio attraverso lo sguardo sapiente e la rara sensibilità di due fotografi d'eccezione, capaci di una particolare magia creativa e trasformativa nel catturare del "grande passo" le più delicate sfumature simboliche e nel raccogliere dai più piccoli dettagli il piacere della rivelazione e della sorpresa.
Un viaggio denso, evocativo e toccante a stretto contatto con le emozioni umane, che mette al centro della riflessione fotografica il senso stesso del legame intimo tra due persone dentro una cornice di affetti, di tradizioni, di ideali e di condizionamenti socio-culturali che ne definiscono la forma e le modalità di rappresentazione.
Immagini senza tempo che sembrano espandere ogni geografia e che - nello spazio di una breve illusione - riescono a fermare il momento di un inarrestabile percorso in divenire.
Romanzo italiano
Due lavori pluripremiati esposti variamente in Italia e all’estero, si incontrano oggi per la prima volta e si confrontano in un unico progetto come fossero capitoli distinti ma complementari di un romanzo inedito, che propone attraverso la fotografia una lettura autoriale e originale di uno dei riti di passaggio fondamentali della nostra società.
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Le fotografie di Franco Carlisi sono una selezione del più ampio progetto “Il Valzer di un giorno”, il cui libro è stato vincitore del Premio Bastianelli nel 2011 e del Premio Pisa nel 2013. La selezione fotografica di Francesco Cito è invece parte del più ampio progetto “Matrimoni Napoletani” (o “Neapolitan Wedding”), vincitore del prestigioso World Press Photo nel 1995 (categoria “Day in the life”, 3° premio).
I due Autori lasciano dialogare le proprie fotografie per comporre insieme una narrazione a due voci su un tema comune, affrontato con un linguaggio differente per intenzione e poetica, ma permeato in entrambi i casi da un approccio che rimane totalmente al di fuori dagli schemi stereotipati della fotografia matrimonialista e si attesta invece su una visione personale e intimistica, libera da mandati o dettami imposti e precostituiti, e totalmente in controtendenza.
Le fotografie di Franco Carlisi sono fortemente connotate da una squisita espressività, che ritroviamo in una gestualità accentuata e ricca di enfasi e in una sorprendente spontaneità raccolta ad arte. Un bianco e nero barocco rivela emozioni profonde che traspaiono dalla postura di un corpo, da uno sguardo limpido o dalla semplice posizione di una mano. La scelta di inquadrature sorprendenti per scatti apicali crea la suggestione di trovarsi di fronte a dei fermo-immagine di innegabile perfezione compositiva dentro una sequenza cinematografica struggente e decisamente coinvolgente. Ci si trova così invischiati in seducenti anfratti di emozionalità che ci conducono verso assonanze interiori di pura poesia.
Le fotografie di Francesco Cito sembrano declinare maggiormente il tipo di contesto scenografico e di rappresentazione quasi “teatrale” tipico di una società e di una cultura particolarmente votate all’apparenza e alla rappresentazione di sé. La gestualità del popolo napoletano che enfatizza il sentimento, la partecipazione corale al rito del matrimonio e un certo gusto esibizionistico nell’inscenare la celebrazione stessa nel modo più vistoso e spettacolare possibile sono i protagonisti di queste straordinarie fotografie. Non vi è alcuna intenzione di disinnescare un meccanismo che fa ormai parte di una tradizione secolare e che descrive l’identità stessa di un tessuto sociale consapevole e compiaciuto delle proprie scelte ostentate e pompose. L’autore predilige fotografare quello spettacolo nitido e sempre uguale a sé stesso - indipendentemente dall’estrazione sociale dei suoi protagonisti - che ama perpetuarsi nel tempo secondo i propri schemi come a seguire un copione, del quale il fotografo - in maniera diretta e disincantata - ci rivela ogni dettaglio concentrandosi sui fuori scena e sulle coreografie.
Le due chiavi di lettura, nel loro continuo duettare nelle diverse sale espositive,sembrano così restituire un dialogo costante tra identità e rappresentazione, intimità e apparenza, sentimento sincero e trasparente ostentazione. Una danza di contrasti che non stanca mai e lascia senza fiato dalla prima sala fino all’ultima.
Se la scelta della promessa matrimoniale è principalmente un atto intimo e personale dei singoli sposi, che si concedono e si ricevono reciprocamente nell’accettazione dell’altro e nell’investimento affettivo in una progettualità comune, è altrettanto vero che questo atto manifesta pubblicamente il loro legame all’interno di una cornice di riferimento più ampia, quale quella della comunità familiare e sociale, con un’implicita ammissione di impegno e di responsabilità.
Il lavoro di ricerca di Franco Carlisi e di Francesco Cito evidenzia in modo magistrale l’importanza essenziale di questo grande momento trasformativo che coinvolge gli sposi come le loro famiglie, sul senso identitario e di auto-rappresentazione dei singoli (sposi, genitori, fratelli e sorelle, zii) come sulla stabilità generale di interi gruppi familiari che si vedono sconvolgere in un solo giro di valzer equilibri, abitudini, dinamiche e prospettive fortemente radicate in seno al proprio nucleo familiare.
Soprattutto in contesti geografici legati culturalmente al concetto di “famiglia” come quelli del nostro Sud Italia - ove anche in termini di immaginario collettivo si investe moltissimo rispetto a questa tappa fondamentale della vita - il momento del matrimonio si riveste di particolari significati esasperati da un coinvolgimento sentimentale e da un’espressa volontà di rappresentazione da parte di tutti i partecipanti. L’intero condominio e perfino il quartiere in cui ha abitato la sposa fino a quel momento si sentono in festa nel giorno delle nozze e partecipano attivamente e con euforia al clima concitato dei preparativi, all’emozione dei parenti o al passaggio stesso della sposa accompagnata in chiesa da decine di sguardi curiosi e partecipativi ai lati della strada o ai balconi. Un evento per certi versi romanzato agli occhi di tutti che ha radici culturali profonde e che è concepito quasi come un patrimonio socio-antropologico al di là della mera celebrazione religiosa o del suo significato spirituale che assume a livello individuale.
Sfogliare le pagine di questo Romanzo italiano è al tempo stesso un viaggio di conoscenza e un viaggio emotivo. E’ un’opportunità di entrare nella vita e nei trascorsi degli altri toccando altre sensibilità e altre latitudini - geografiche, culturali, di costume - per assaporarne gli umori, i profumi, la dignità, l’ironia, le esasperazioni. Un modo per attraversare le infinite sfumature dell’umano sentire, distillate dal capace gesto fotografico di due osservatori d’eccezione. D’altra parte, è anche un regalo prezioso che facciamo a noi stessi seguendo in parallelo il nostro flusso di emozioni, portate in superficie dalla rappresentazione di scenari intensi che ci conducono con indizi e suggestioni verso le nostre stanze interiori più nascoste, fatte di memoria, di sogni, di delusioni, di immaginazione, di distanziamento o di commossa partecipazione. Anche quando le fotografie generano in noi un inspiegabile distacco emotivo o un certo senso di estraneità, portandoci a identificare dighe interiori che ignoravamo e che ci impediscono il passaggio alla comprensione di altre realtà e di altre istanze, possiamo trovare spunti interessanti per misurarci con noi stessi, per interrogarci sul senso stesso del percorso umano in chiave relazionale, per conoscerci meglio e di più rispetto ai nostri imperativi culturali, al possibile rischio di pregiudizio, ai nostri limiti, ai nostri pensieri proiettivi e alla nostra natura più intima.
La visione di queste fotografie è un incantamento, una sedimentazione graduale di emozioni e di rimandi simbolici che si susseguono, strato dopo strato, sul piano della nostra sensibilità, della nostra coscienza e del nostro immaginario. Le nostre corde interiori vibrano in accordo con il ritmo del racconto, coinvolti dalla frenesia del momento, dall’espressività dei volti, dall’incombenza dei gesti e delle movenze. Come in un romanzo, il gesto creativo dei fotografi ha saputo leggere la storia che scorre sotto gli occhi di tutti per decodificarla attraverso la propria visione personale, per rifletterla attraverso lo scatto in modo trasformativo e per sognarla a proprio modo e restituircela trasfigurata. Il codice linguistico defilato, fuori fuoco, angolato rispetto alla scena principale consente all’intero lavoro di connotarsi in modo originale e inedito, rimanendo estraneo ai classici canoni della fotografia di genere e attestandosi piuttosto su un’esplorazione del tutto personale e una cifra comunicativa spoglia da condizionamenti, spiazzante ed efficace.
L’installazione artistica, delicata e acromatica, che accompagna sottovoce e in modo discreto il percorso espositivo è stata concepita come una serie di immagini statiche tridimensionali di forte valenza simbolica ed evocativa. Una scelta che intende espandere il senso del progetto visuale aumentandone la suggestione, amplificandone il messaggio e diffondendo ulteriormente la portata dei suoi effetti più inconsci lungo un percorso coinvolgente e immersivo. Tale installazione dirompe così in modo progressivo e incalzante sullo stato emozionale del visitatore con la stessa piacevole inevitabilità del sinergico effetto sonoro generato da un pianoforte in una stanza inondata dalla musica.
Nel registro di grammatiche diverse che impongono un ritmo oscillante tra la prosa del racconto e la poesia del linguaggio, l’intero progetto si permea di realismo, di concretezza e talvolta di ironia toccando alternativamente punte altissime di romanticismo, di musicalità e di malinconia, lasciando al fruitore la facoltà e il piacere di raccogliere significati propri e messaggi di valore scegliendo liberamente se leggerli in prosa oppure in versi.